sabato 27 aprile 2019

Novità su Ortensio Lando

Agli amici dell'Ortensio Lando Fan Club, sez. di Cerro al Lambro

Una notizia sconvolgente per i veri appassionati del nostro Eroe!

Come ricorderete, nelle Partitiones Theologicae di Conrad Gessner, pubblicate nel 1549 come terzo tomo della sua Bibliotheca Universalis, Ortensio Tranquillo veniva accreditato di quattro opere d'argomento religioso:

  • f. 7r: Hortensij Tranquilli Catechismus: sive, Explicatio Symboli apostolorum, Dominicae precationis et decalogi;
  • f. 70r: Hortensij Tranquilli concio de precibus;
  • f. 98v: sotto l'argomento "De baptismo vel baptismate": Hortensij Tranquilli concio;
  • f. 104v: Contra coelibatum oratio Hortensij Tranquilli.

(Non dobbiamo credere a chi ha scritto che Gessner nelle Partitiones Theologicae ne riporti solo tre: sono senza dubbio quattro, le ho contate. Nell'Epitome e nella Appendix, curate da Josias Simmler e pubblicate nel 1555, vengono poi aggiunte le Disquisitiones in selectiora loca scripturae, che ci sono note per una copia manoscritta conservata nella biblioteca comunale di Trento sotto il nome di Ortensio Tranquillo.)

Finora queste opere erano ritenute "inedite o irreperibili". Ma ecco la bella notizia: una di loro è riapparsa!

Seguite questi link:




Mi sembra difficile negare al nostro Ortensio questo opuscolo di 24 pagine, conservato nella Österreichische Nationalbibliothek di Vienna, segnatura 4.G.79 ALT PRUNK, intitolato appunto Concio de precibus cioè "Predica sulle preghiere".

Il titolo è proprio quello citato da Gessner e l'aria che vi si respira è molto landiana.

La dedica (f. A1v-A2v) è alla "illustri et generosae virgini Violanti Sanseveriniae" da parte di "H.T.L.M.S.", che esalta la nobildonna oltre ogni decenza, scrivendo che la giovanissima Violante è lodata da tutti per la sua bellezza, serietà, intelligenza, istruzione, abilità nel comporre versi in greco e in latino, oltre che nel ricamare e negli altri compiti adatti a una ragazza. La cosa sembrerebbe incredibile, se non la rendessero verosimile la frequentazione con la casa di Antonio Garloni, signore di Alife, l'educazione ricevuta dalla nonna e dalla madre e altre ragioni che non riporta per brevità. Gli ha tolto ogni dubbio la testimonianza di Cornelia Piccolomini, che ha avuto per Violante parole di tale lode da far pensare che quello che si dice in giro di lei sia troppo moderato. Per questo l'autore chiede di essere considerato il principale ammiratore della giovane Violante e a questo scopo le dedica questa predica, scritta nei giorni precedenti. Alla fine della dedica compare il saluto e la data topica: "Vale ex S.A."

La predica (f. A3r-C4r) ripercorre i vari modi di pregare, da Mosè a Davide a Salomone all'apostolo Bartolomeo ad Apollonio ad Anna madre di Samuele a Sara figlia di Raguele a Isacco di Monteluco, per concludere con la vergine Maria e lo stesso Cristo. Ma poiché tra gli ascoltatori ci sono molti cui piacciono di più gli esempi tratti dai poeti pagani, ecco citati Anchise, Enea, Didone, le matrone romane, Scipione l'Africano. Appare chiaro che Dio non disprezza le preghiere pronunciate con sentimento religioso, ma interviene anche con miracoli, come appare dagli esempi di Mosè, Elia, Giosuè, Ezechia, per non parlare degli apostoli, dei martiri e di tutti i santi. Ce ne sono anche testimonianze riferite a pagani, come Romolo, Numa Pompilio, Tullo Ostilio, i due Deci, le vestale Tuccia e Claudia; ma questi prodigi sono dovuti a demoni col permesso divino e c'è da vergognarsi a mescolare cose sacre e profane, come ha fatto lo stesso autore poco prima. Non è necessario invocare esempi pagani: si potrebbe citare Giuda Maccabeo al posto di Anchise, Eliseo al posto di Enea, Francesco di Assisi e Maria Maddalena al posto di Scipione e Didone.

Dopo aver parlato dei vari modi di pregare e degli effetti della preghiera, l'autore passa a discorrere del giusto atteggiamento da tenere.

Perché la preghiera sia gradita a Dio bisogna essere consapevoli che Dio ha promesso di ascoltarci e non dobbiamo minimamente dubitarne. È chiaro che quanto otteniamo dipende unicamente dalla infinita generosità divina, pronta a donarci molto più di quanto chiediamo. A rincalzo si citano le promesse contenute nel vangelo (Matteo 21, Marco 11, Luca 11) e nella lettera di Giacomo. Sbaglia chi crede che per essere esauditi bisogni esserne degni, perché l'importante è la fede nelle promesse e nella misericordia divine (Salmi 25 e 35). D'altra parte la fiducia non deve indurci a porre condizioni e termini, ma tutto va lasciato alla volontà, sapienza e onnipotenza divina, che può addirittura realizzare prodigi come nei casi del Mar Rosso e di Giuditta.

Potremmo chiederci di quali preghiere dovremmo servirci, vedendo che ne sono state create di molti generi, così che ad esempio i Domenicani usano forme diverse di preghiere rispetto ai Benedettini, gli Ambrosiani rispetto ai Romani, e da qualche anno è in voga un tipo di preghiere chiamato Roseto o Rosario, non si sa se dalle rose o dalle spine che ci sono nei roseti. Alcuni pensano di essere protetti contro tutte le disgrazie attraverso preghiere come "Dirupisti", "Qui habitat", "Obsecro" e "Intemerata".

L'autore non oserebbe criticare o respingere tali preghiere che in sè sembrano buone e hanno goduto di importanti appoggi, ma preferisce a tutte il Padre Nostro, di cui ha anche scritto, sull'esempio di Erasmo da Rotterdam, una "piccola spiegazione", dedicata a Cornelia Piccolomini Garloni. Non bisogna moltiplicare le parole, per non correre il rischio di sazietà. I Padri del deserto, temendo ciò, disposero che le preghiere dovessero essere frequenti ma brevi.

Se gli ascoltatori della predica vogliono indicazioni su qualche forma di preghiera privata, l'autore consiglierebbe alcuni salmi: contro l'anticristo e il suo regno il salmo 9,22 (Ut quid, Domine, recessisti longe), per la divulgazione del vangelo il salmo 11,22 (Salvum me fac, Domine), per le cariche pubbliche e la pubblica pace il salmo 19,2 (Exaudiat te Dominus in die), per raccomandare a Dio la propria vita il salmo 24,1 (Ad te, Domine, levavi), per lamentarsi del peccato e delle sue conseguenze il salmo Miserere mei, Deusfootnote{Poiché tre salmi hanno questo inizio (50, 55 e 56) non è chiaro a quale di essi il predicatore si riferisca., per progredire nella fede il salmo 66,22 (Deus misereatur nostri), contro i nemici della Chiesa e del vangelo il salmo 78,1 (Deus, venerunt gentes), contro eretici, fanatici, tiranni e nemici di Dio il salmo Deus, ne sileas pro te (probabilmente un errore di memoria: non c'è nelle edizioni della bibbia latina nessun salmo con un tale attacco), per i benefici ricevuti il salmo 122 (o 123: Benedic anima mea Domino).

Fin qui il nostro predicatore.

I due personaggi citati, Violante Sanseverini e Cornelia Piccolomini, sono ben presenti in altre opere di Ortensio Lando (spero di non avere perso qualche occorrenza):
  • nei Paradossi, pubblicati nel 1543, f. L6v:
      Venermi similmente a notizia, mentre a Napoli stetti, due fanciulle sorelle cugine: l'una è Violante Garlona, e l'altra Violante Sanseverina, ambedue belle de modi e di presenza, amiche ambedue d'onore, e studiose di buone lettere.
  • nella Brieve essortatione a gli huomini perche si rivestino dell'antico valore, ne dalle donne si lascino superare, in coda al Brieve trattato dell'Eccellentia delle Donne, pubblicato nel 1545, f. 51v:
      io so di certo che nella Corte di Madamma di Ferrara vi si nudrisce una scuola di tal sorte che mi fa per l'amor che io porto al sesso mio, tutto impallidire et tremolare, il medesimo si fa a Napoli nelle case della S. Contessa di Aliffe gloria et honor del sangue piccolomini.
  • nel Commentario, pubblicato nel 1548, l'anonimo Sperduto in giro per l'Italia dichiara (f. 14r-14v):
      Fui in Caiazzo, in Teano, in Aliffe, et in S. Agnolo, dove faceva sua residentia la contessa d'Aliffe la quale, senza haver altra notitia de fatti nostri mossa sol da un regal spirito, et sospinta da una natural cortesia ci fece nelle proprie case albergare: Io non ho lingua, io non ho parole bastanti ad isprimere li honesti trattamenti, i gratiosi modi, et la rara leggiadria di questa eccellentissima Signora degna madre della divina Violante, et della dolcissima Giulia Garlona: Ne fu poi pel viaggio da persone di somma fede, affermato; esser fra l'altre virtu di tanta pudicitia che si sarebbe potuta pareggiare con Sulpitia figliuola di Patercolo et moglie di Fulvio Flacco, la quale, eletta fu fra cento castissime matrone per consagrare il Simulacro di Venere: O donna rara, ò gloria eterna del sangue Piccolomini et degna di maggior felicità che non ebbe mai Lampido Lacedemonia ò vero Berenice"
      Nel margine si specifica: "Donna Cornelia piccolomini figlia del Marchese di lecito".
  • tra le Lettere di molte valorose donne, pubblicate anch'esse nel 1548, ne compaiono tre aventi come presunta mittente Cornelia Piccolomini (f. 28v-29v: a Lelia Scarampa; f. 74r-74v: a Isabella Sforza; f. 81r-81v: a Clara Pesta) e una che la vede come destinataria di una consolatoria (f. 63v-64v: Lucrezia d'Ali Crotta a Cornelia Piccolhuomini per la morte del marito)
  • nei Sette libri de cathaloghi, pubblicati nel 1552:
- libro I, cathalogo delle donne dotte, delle modernissime, p. 53: "Dotte mi sono parute ... la S. Violante Sanseverini figliuola del Duca di Soma";
- libro II, cathalogo de i liberali et cortesi, de i moderni, p. 163: "donna Cornelia Piccol'huomini d'Aragona contessa di Aliffe" ... p. 164: "la S. Violante Sanseverini Orsina";
- libro IIII, più fedeli, de i moderni, p. 339: "D. Cornelia Piccol'huomini. / Violante Garlona. / Violante Sanseverini."
- libro VII, de i moderni hospitali, p. 534: "Il conte di Aliffe in Napoli."

Il nome di Violante era piuttosto comune nei vari rami della famiglia dei Sanseverino e non è semplice districarsi tra le omonimie. La Violante della dedica era una figlia di Alfonso Sanseverino, duca di Somma, e di Maria Diaz Garlon, il cui matrimonio era stato celebrato il 29 ottobre 1509. Violante andò in sposa a Giulio Orsini, signore di Monterotondo (1511-1567), ma non sono riuscito a trovare la data del matrimonio (Pompeo Litta accenna al matrimonio, senza riportarne la data).

Cornelia Piccolomini, figlia di Alfonso, marchese di Deliceto, fu moglie di Antonio Diaz Garlon, conte di Alife (+1546), fratello della suddetta Maria. Sua figlia fu la Violante Diaz Garlon, citata da Lando nei Cathaloghi, che sposò Giovanni Carafa, duca di Paliano, e che per sospetti di infedeltà fu uccisa nel 1559 dal fratello Ferrante. Stendhal ha dedicato alla tragica vicenda il racconto intitolato La Duchesse de Palliano. Come si vede, ci muoviamo nei piani alti della nobiltà partenopea.

La sigla "H.T.L.M.S.", con cui è firmata la dedica, dovrebbe significare "Hortensius Tranquillus Landus Mediolanensis salutem".

Se, come è probabile, il passo del Commentario rispecchia un'esperienza reale di Ortensio Lando, la data topica "ex S. A." dovrebbe riferirsi a Sant'Angelo di Alife, dove l'anonimo Sperduto dice di essere stato ospitato dalla contessa.

Per quanto riguarda la breve spiegazione del Padre Nostro che l'autore afferma di avere scritto e dedicato a Cornelia Piccolomini, non dovrebbe coincidere col Catechismus: sive, Explicatio Symboli apostolorum, Dominicae precationis et decalogi citato nelle Partitiones Theologicae di Gessner, sia per l'argomento più ristretto sia per la forma presumibilmente non dialogica. Potrebbe trattarsi di una prima stesura, confluita poi nel Cathechismus.

La composizione della Concio potrebbe risalire al periodo in cui Lando, cioè frate Geremia da Milano, soggiornava nel convento napoletano di San Giovanni a Carbonara, nel 1530, secondo la testimonianza di Johann Albrecht Widmannstetter.

Di più è difficile dire, perché non conosciamo nei dettagli la vita di Lando in quegli anni. Adorni Braccesi accenna a soggiorni "tra Firenze, Bologna e Napoli" in anni successivi al soggiorno lucchese del 1535.

Un termine post quem è l'accenno al commento di Erasmo al Padre Nostro, ma essendo del 1523 non ci è di molto aiuto. Un termine ante quem, forse più utile, sarebbe la data del matrimonio di Violante Sanseverini, che dalla dedica alla Concio risulta ancora nubile, ma non la conosciamo.

Ma in ogni caso aggiungiamo un nuovo e insperato tassello alla nostra comprensione di Ortensio Lando "eretico".

Luigi Bardelli
Presidente (e per ora unico socio) dell'Ortensio Lando Fan Club, sez. di Cerro al Lambro



Bibliografia

Simonetta Adorni Braccesi - Simone Ragagli, "LANDO, Ortensio''. In: Dizionario Biografico degli Italiani, vol. 63 (2004), http://www.treccani.it/enciclopedia/ortensio-lando_(Dizionario-Biografico)/.

Conor Fahy, "Per la vita di Ortensio Lando.'' In: Giornale storico della letteratura italiana, CXLII (1965), p. 243-258.

Felicita De Negri, "DIAZ GARLON, Maria". In: Dizionario Biografico degli Italiani, vol. 39 (1991), http://www.treccani.it/enciclopedia/maria-diaz-garlon_(Dizionario-Biografico)

Pompeo Litta, Famiglie celebri italiane. 62: Orsini di Roma. Milano, Ferrario, 1846. tav. VIII.