Agli
amici dell'Ortensio Lando Fan Club, sez. di Cerro al Lambro
Una notizia
sconvolgente per i veri appassionati del nostro Eroe!
Come ricorderete,
nelle Partitiones Theologicae di Conrad Gessner, pubblicate
nel 1549 come terzo tomo della sua Bibliotheca Universalis,
Ortensio Tranquillo veniva accreditato di quattro opere d'argomento
religioso:
-
f. 7r:
Hortensij Tranquilli Catechismus: sive, Explicatio Symboli
apostolorum, Dominicae precationis et decalogi;
-
f. 70r:
Hortensij Tranquilli concio de precibus;
-
f. 98v: sotto
l'argomento "De baptismo vel baptismate": Hortensij
Tranquilli concio;
-
f. 104v:
Contra coelibatum oratio Hortensij Tranquilli.
(Non dobbiamo
credere a chi ha scritto che Gessner nelle Partitiones Theologicae ne riporti solo tre: sono senza
dubbio quattro, le ho contate. Nell'Epitome e nella Appendix,
curate da Josias Simmler e pubblicate nel 1555, vengono poi aggiunte le
Disquisitiones in selectiora loca scripturae, che ci sono note
per una copia manoscritta conservata nella biblioteca comunale di
Trento sotto il nome di Ortensio Tranquillo.)
Finora queste opere
erano ritenute "inedite o irreperibili". Ma ecco la bella
notizia: una di loro è riapparsa!
Seguite questi link:
Mi sembra difficile
negare al nostro Ortensio questo opuscolo di 24 pagine, conservato
nella Österreichische Nationalbibliothek di Vienna, segnatura 4.G.79
ALT PRUNK, intitolato appunto Concio de precibus cioè
"Predica sulle preghiere".
Il titolo è proprio
quello citato da Gessner e l'aria che vi si respira è molto
landiana.
La dedica (f.
A1v-A2v) è alla "illustri et generosae virgini Violanti
Sanseveriniae" da parte di "H.T.L.M.S.", che esalta la
nobildonna oltre ogni decenza, scrivendo che la giovanissima Violante
è lodata da tutti per la sua bellezza, serietà, intelligenza,
istruzione, abilità nel comporre versi in greco e in latino, oltre
che nel ricamare e negli altri compiti adatti a una ragazza. La cosa
sembrerebbe incredibile, se non la rendessero verosimile la
frequentazione con la casa di Antonio Garloni, signore di Alife,
l'educazione ricevuta dalla nonna e dalla madre e altre ragioni che
non riporta per brevità. Gli ha tolto ogni dubbio la testimonianza
di Cornelia Piccolomini, che ha avuto per Violante parole di tale
lode da far pensare che quello che si dice in giro di lei sia troppo
moderato. Per questo l'autore chiede di essere considerato il
principale ammiratore della giovane Violante e a questo scopo le
dedica questa predica, scritta nei giorni precedenti. Alla fine della
dedica compare il saluto e la data topica: "Vale ex S.A."
La predica (f.
A3r-C4r) ripercorre i vari modi di pregare, da Mosè a Davide a
Salomone all'apostolo Bartolomeo ad Apollonio ad Anna madre di
Samuele a Sara figlia di Raguele a Isacco di Monteluco, per
concludere con la vergine Maria e lo stesso Cristo. Ma poiché tra
gli ascoltatori ci sono molti cui piacciono di più gli esempi tratti
dai poeti pagani, ecco citati Anchise, Enea, Didone, le matrone
romane, Scipione l'Africano. Appare chiaro che Dio non disprezza le
preghiere pronunciate con sentimento religioso, ma interviene anche
con miracoli, come appare dagli esempi di Mosè, Elia, Giosuè,
Ezechia, per non parlare degli apostoli, dei martiri e di tutti i
santi. Ce ne sono anche testimonianze riferite a pagani, come Romolo,
Numa Pompilio, Tullo Ostilio, i due Deci, le vestale Tuccia e
Claudia; ma questi prodigi sono dovuti a demoni col permesso divino e
c'è da vergognarsi a mescolare cose sacre e profane, come ha fatto
lo stesso autore poco prima. Non è necessario invocare esempi
pagani: si potrebbe citare Giuda Maccabeo al posto di Anchise, Eliseo
al posto di Enea, Francesco di Assisi e Maria Maddalena al posto di
Scipione e Didone.
Dopo aver parlato
dei vari modi di pregare e degli effetti della preghiera, l'autore
passa a discorrere del giusto atteggiamento da tenere.
Perché la preghiera
sia gradita a Dio bisogna essere consapevoli che Dio ha promesso di
ascoltarci e non dobbiamo minimamente dubitarne. È chiaro che quanto
otteniamo dipende unicamente dalla infinita generosità divina,
pronta a donarci molto più di quanto chiediamo. A rincalzo si citano
le promesse contenute nel vangelo (Matteo 21, Marco 11, Luca 11) e
nella lettera di Giacomo. Sbaglia chi crede che per essere esauditi
bisogni esserne degni, perché l'importante è la fede nelle promesse
e nella misericordia divine (Salmi 25 e 35). D'altra parte la fiducia
non deve indurci a porre condizioni e termini, ma tutto va lasciato
alla volontà, sapienza e onnipotenza divina, che può addirittura
realizzare prodigi come nei casi del Mar Rosso e di Giuditta.
Potremmo chiederci
di quali preghiere dovremmo servirci, vedendo che ne sono state
create di molti generi, così che ad esempio i Domenicani usano forme
diverse di preghiere rispetto ai Benedettini, gli Ambrosiani rispetto
ai Romani, e da qualche anno è in voga un tipo di preghiere chiamato
Roseto o Rosario, non si sa se dalle rose o dalle spine che ci sono
nei roseti. Alcuni pensano di essere protetti contro tutte le
disgrazie attraverso preghiere come "Dirupisti", "Qui
habitat", "Obsecro" e "Intemerata".
L'autore non
oserebbe criticare o respingere tali preghiere che in sè sembrano
buone e hanno goduto di importanti appoggi, ma preferisce a tutte il
Padre Nostro, di cui ha anche scritto, sull'esempio di Erasmo da
Rotterdam, una "piccola spiegazione", dedicata a Cornelia
Piccolomini Garloni. Non bisogna moltiplicare le parole, per non
correre il rischio di sazietà. I Padri del deserto, temendo ciò,
disposero che le preghiere dovessero essere frequenti ma brevi.
Se gli ascoltatori
della predica vogliono indicazioni su qualche forma di preghiera
privata, l'autore consiglierebbe alcuni salmi: contro l'anticristo e
il suo regno il salmo 9,22 (Ut quid, Domine, recessisti longe), per
la divulgazione del vangelo il salmo 11,22 (Salvum me fac, Domine),
per le cariche pubbliche e la pubblica pace il salmo 19,2 (Exaudiat
te Dominus in die), per raccomandare a Dio la propria vita il salmo
24,1 (Ad te, Domine, levavi), per lamentarsi del peccato e delle sue
conseguenze il salmo Miserere mei, Deusfootnote{Poiché tre salmi
hanno questo inizio (50, 55 e 56) non è chiaro a quale di essi il
predicatore si riferisca., per progredire nella fede il salmo 66,22
(Deus misereatur nostri), contro i nemici della Chiesa e del vangelo
il salmo 78,1 (Deus, venerunt gentes), contro eretici, fanatici,
tiranni e nemici di Dio il salmo Deus, ne sileas pro te
(probabilmente un errore di memoria: non c'è nelle edizioni della
bibbia latina nessun salmo con un tale attacco), per i benefici
ricevuti il salmo 122 (o 123: Benedic anima mea Domino).
Fin qui il nostro
predicatore.
I due personaggi
citati, Violante Sanseverini e Cornelia Piccolomini, sono ben
presenti in altre opere di Ortensio Lando (spero di non avere perso
qualche occorrenza):
-
nei
Paradossi, pubblicati nel 1543, f. L6v:
Venermi similmente
a notizia, mentre a Napoli stetti, due fanciulle sorelle cugine:
l'una è Violante Garlona, e l'altra Violante Sanseverina, ambedue
belle de modi e di presenza, amiche ambedue d'onore, e studiose di
buone lettere.
-
nella Brieve
essortatione a gli huomini perche si rivestino dell'antico valore,
ne dalle donne si lascino superare, in coda al Brieve
trattato dell'Eccellentia delle Donne, pubblicato nel 1545, f.
51v:
io so di certo che
nella Corte di Madamma di Ferrara vi si nudrisce una scuola di tal
sorte che mi fa per l'amor che io porto al sesso mio, tutto
impallidire et tremolare, il medesimo si fa a Napoli nelle case
della S. Contessa di Aliffe gloria et honor del sangue piccolomini.
-
nel
Commentario, pubblicato nel 1548, l'anonimo Sperduto in giro
per l'Italia dichiara (f. 14r-14v):
Fui in Caiazzo, in
Teano, in Aliffe, et in S. Agnolo, dove faceva sua residentia la
contessa d'Aliffe la quale, senza haver altra notitia de fatti
nostri mossa sol da un regal spirito, et sospinta da una natural
cortesia ci fece nelle proprie case albergare: Io non ho lingua, io
non ho parole bastanti ad isprimere li honesti trattamenti, i
gratiosi modi, et la rara leggiadria di questa eccellentissima
Signora degna madre della divina Violante, et della dolcissima
Giulia Garlona: Ne fu poi pel viaggio da persone di somma fede,
affermato; esser fra l'altre virtu di tanta pudicitia che si
sarebbe potuta pareggiare con Sulpitia figliuola di Patercolo et
moglie di Fulvio Flacco, la quale, eletta fu fra cento castissime
matrone per consagrare il Simulacro di Venere: O donna rara, ò
gloria eterna del sangue Piccolomini et degna di maggior felicità
che non ebbe mai Lampido Lacedemonia ò vero Berenice"
Nel margine si
specifica: "Donna Cornelia piccolomini figlia del Marchese di
lecito".
-
tra le
Lettere di molte valorose donne, pubblicate anch'esse nel
1548, ne compaiono tre aventi come presunta mittente Cornelia
Piccolomini (f. 28v-29v: a Lelia Scarampa; f. 74r-74v: a Isabella
Sforza; f. 81r-81v: a Clara Pesta) e una che la vede come
destinataria di una consolatoria (f. 63v-64v: Lucrezia d'Ali Crotta
a Cornelia Piccolhuomini per la morte del marito)
-
nei Sette
libri de cathaloghi, pubblicati nel 1552:
-
libro I, cathalogo delle donne dotte, delle modernissime, p. 53:
"Dotte mi sono parute ... la S. Violante Sanseverini figliuola
del Duca di Soma";
-
libro II, cathalogo de i liberali et cortesi, de i moderni, p. 163:
"donna Cornelia Piccol'huomini d'Aragona contessa di Aliffe"
... p. 164: "la S. Violante Sanseverini Orsina";
-
libro IIII, più fedeli, de i moderni, p. 339: "D. Cornelia
Piccol'huomini. / Violante Garlona. / Violante Sanseverini."
-
libro VII, de i moderni hospitali, p. 534: "Il conte di Aliffe
in Napoli."
Il nome di Violante
era piuttosto comune nei vari rami della famiglia dei Sanseverino e
non è semplice districarsi tra le omonimie. La Violante della dedica
era una figlia di Alfonso Sanseverino, duca di Somma, e di Maria Diaz
Garlon, il cui matrimonio era stato celebrato il 29 ottobre 1509.
Violante andò in sposa a Giulio Orsini, signore di Monterotondo
(1511-1567), ma non sono riuscito a trovare la data del matrimonio
(Pompeo Litta accenna al matrimonio, senza riportarne la data).
Cornelia
Piccolomini, figlia di Alfonso, marchese di Deliceto, fu moglie di
Antonio Diaz Garlon, conte di Alife (+1546), fratello della suddetta
Maria. Sua figlia fu la Violante Diaz Garlon, citata da Lando nei
Cathaloghi, che sposò Giovanni Carafa, duca di Paliano, e che per
sospetti di infedeltà fu uccisa nel 1559 dal fratello Ferrante.
Stendhal ha dedicato alla tragica vicenda il racconto intitolato La
Duchesse de Palliano. Come si vede, ci muoviamo nei piani alti
della nobiltà partenopea.
La sigla
"H.T.L.M.S.", con cui è firmata la dedica, dovrebbe
significare "Hortensius Tranquillus Landus Mediolanensis
salutem".
Se, come è
probabile, il passo del Commentario rispecchia un'esperienza reale di
Ortensio Lando, la data topica "ex S. A." dovrebbe
riferirsi a Sant'Angelo di Alife, dove l'anonimo Sperduto dice di
essere stato ospitato dalla contessa.
Per quanto riguarda
la breve spiegazione del Padre Nostro che l'autore afferma di avere
scritto e dedicato a Cornelia Piccolomini, non dovrebbe coincidere
col Catechismus: sive, Explicatio Symboli apostolorum, Dominicae
precationis et decalogi citato nelle Partitiones Theologicae
di Gessner, sia per l'argomento più ristretto sia per la forma
presumibilmente non dialogica. Potrebbe trattarsi di una prima
stesura, confluita poi nel Cathechismus.
La composizione
della Concio potrebbe risalire al periodo in cui Lando, cioè
frate Geremia da Milano, soggiornava nel convento napoletano di San
Giovanni a Carbonara, nel 1530, secondo la testimonianza di Johann
Albrecht Widmannstetter.
Di più è difficile
dire, perché non conosciamo nei dettagli la vita di Lando in quegli
anni. Adorni Braccesi accenna a soggiorni "tra Firenze, Bologna
e Napoli" in anni successivi al soggiorno lucchese del 1535.
Un termine post quem
è l'accenno al commento di Erasmo al Padre Nostro, ma essendo del
1523 non ci è di molto aiuto. Un termine ante quem, forse più
utile, sarebbe la data del matrimonio di Violante Sanseverini, che
dalla dedica alla Concio risulta ancora nubile, ma non la conosciamo.
Ma in ogni caso
aggiungiamo un nuovo e insperato tassello alla nostra comprensione di
Ortensio Lando "eretico".
Luigi Bardelli
Presidente (e per
ora unico socio) dell'Ortensio Lando Fan Club, sez. di Cerro al
Lambro
Bibliografia
Simonetta Adorni
Braccesi - Simone Ragagli, "LANDO, Ortensio''. In: Dizionario
Biografico degli Italiani, vol. 63 (2004),
http://www.treccani.it/enciclopedia/ortensio-lando_(Dizionario-Biografico)/.
Conor Fahy, "Per
la vita di Ortensio Lando.'' In: Giornale storico della
letteratura italiana, CXLII (1965), p. 243-258.
Felicita De Negri,
"DIAZ GARLON, Maria". In: Dizionario Biografico degli
Italiani, vol. 39 (1991),
http://www.treccani.it/enciclopedia/maria-diaz-garlon_(Dizionario-Biografico)
Pompeo Litta,
Famiglie celebri italiane. 62: Orsini di Roma. Milano,
Ferrario, 1846. tav. VIII.